I mercati locali sono una grande risorsa e non permetto che vengano considerati solo come piccole oasi di un mondo ormai scomparso. Il mercato locale non è fatto di semplici acquisti, il mercato è passione e gioia. Non si tratta di banchi e distese di prodotti: il mercato locale è un profumo della sua comunità che si diffonde in un mare di risate e di urla, di prezzi scambiati come battute intorno a un tavolo. È un momento di condivisione!

Quel giorno sono rimasto stordito dal profumo della porchetta e mi sono perso tra un banco e l’altro. Al mercato locale si viene anche a sapere l’ultimo gossip settimanale ;-) Solo qui gli articoli costano pochi centesimi e migliaia di parole.

Non c’è negozio più sostenibile di un mercato locale e i prodotti sono sempre freschi. Per non parlare dell’importanza della negoziazione, la parte più divertente del gioco. Da solo, con la sua effervescenza, i suoi colori e l’umanità che lo popola, riesce a dare vita, vita reale, a un luogo che stai visitando, a una città come a un villaggio.

Quando ero bambina, il giovedì mattina era diventata una tradizione andare con mia nonna al mercato. Ricordo ancora la gioia che mi accompagnava per strada. E l’odore, oh, come mi manca quell’odore! Le crocchette appena sfornate, i panini ripieni e il formaggio, quanto mi piace il formaggio. Il banco della frutta era sempre l’ultimo visitato e ogni volta riuscivo a prendere un grappolo d’uva: che delizia era quell’uva!

Con mia nonna e la sua camminata lenta, abbiamo impiegato circa trenta minuti per percorrere duecento metri, ma, una volta arrivati, un mondo di colori e profumi si è aperto davanti a me. Non so perché, ma ogni volta che penso a un ricordo felice del passato, mi viene in mente solo l’immenso banco di dolci: brigidini, croccanti alle mandorle e caramelle colorate. Il profumo di vaniglia dominava la piazza, la felicità dominava me.

Già all’età di sei anni ero pervasa dalla passione per il buon cibo e la cucina in tutte le sue sfaccettature: sempre stata golosa e una curiosa nata. Per non parlare delle pentole, dei piatti e dell’attrezzatura da cucina… Non mi interessavano i vestiti, trovavo molto più interessanti quegli utensili che mi sembravano all’epoca così bizzarri.

Facendo qualche passo in più, entrammo nella piazza successiva, la Piazza della Cisterna: cappelli, bei vestiti e pelletteria di ogni tipo brillavano come stelle nella notte. Era sempre divertente provare quei graziosi cappellini: più erano strani, più ero felice.

Non lasciatevi trasportare dalla comodità di un semplice supermercato, lasciatevi rivivere i sapori unici del passato!